
Le origini del mio storytelling
Tra gli eventi più attesi dell’anno c’era sicuramente il racconto della gita scolastica. Era la fine degli anni ’80 e, a quei tempi, frequentavo la ragioneria, l’Istituto Tecnico Commerciale G.M. Angioy di Carbonia.
Tra le materie di studio c’era ancora l’ora di dattilografia; il computer era roba per americani, e nessuno di noi aveva capito bene di cosa potesse trattarsi. Figurarsi Internet.
Allora si scriveva con la macchina per scrivere oppure, come il sottoscritto, a penna (possibilmente una BIC nera). Da quella penna nascevano, scritti fitti fitti per non so più quale ragione, i racconti che ogni studente voleva leggere per primo. Vi erano narrate le nostre imprese di giovani ingenui alla scoperta del mondo, maldestri tentativi di conquiste galanti o gli scherzi al malcapitato di turno. Scherzi che oggi verrebbero più comunemente definiti episodi di bullismo, ma allora non lo sapevamo.
La mia voglia di scrivere storie è nata proprio raccontando quegli avvenimenti spensierati, più delle lezioni di italiano o dei temi sul poeta che puntualmente veniva maledetto per il solo fatto di essere nato.
Ho sempre amato scrivere queste storie ironiche, divertenti e capaci di far immedesimare le persone nei personaggi che le hanno vissute; trasformare un avvenimento normale in uno eccezionale, senza però cambiarne il tema di fondo, in modo che chi ne è stato protagonista possa riconoscere la storia, assimilarla e farla sua, trasferendola agli altri attraverso il racconto, la condivisione, la memoria. Lo storytelling è proprio questo: trasformare storie vere, che possono essere poco interessanti da raccontare, in storie verosimili che possono conquistare il cuore di chi le legge o le ascolta.
Lo storytelling crea connessioni distintive
Il posizionamento mediante lo storytelling
Il posizionamento di un brand può essere raggiunto attraverso diverse strategie, ad esempio mettendo in risalto le caratteristiche tecniche di un prodotto o i vantaggi distintivi di un servizio. Questo approccio, che definirei “freddo” o razionale, si concentra su elementi oggettivi come funzionalità, prestazioni o prezzo competitivo.
Personalmente, preferisco un approccio capace di creare connessioni emotive tra il marchio e le persone. Non si tratta più di vedere il cliente come un semplice consumatore interessato solo all’offerta imperdibile o all’utilità pratica, ma come un essere umano che sceglie di entrare a far parte della storia di un brand percepito come proprio, in cui si riconosce e con cui condivide valori e aspirazioni.
Grazie a questa forma di comunicazione, più calda e umana, il prodotto o il servizio smette di essere il fine ultimo dell’esperienza d’acquisto. Diventa invece un mezzo per intraprendere un viaggio emozionale di scoperta e condivisione di valori.
Il posizionamento di un brand può essere raggiunto attraverso diverse strategie, ad esempio mettendo in risalto le caratteristiche tecniche di un prodotto o i vantaggi distintivi di un servizio. Questo approccio, che definirei “freddo” o razionale, si concentra su elementi oggettivi come funzionalità, prestazioni o prezzo competitivo.
Personalmente, preferisco un approccio capace di creare connessioni emotive tra il marchio e le persone. Non si tratta più di vedere il cliente come un semplice consumatore interessato solo all’offerta imperdibile o all’utilità pratica, ma come un essere umano che sceglie di entrare a far parte della storia di un brand percepito come proprio, in cui si riconosce e con cui condivide valori e aspirazioni.
Grazie a questa forma di comunicazione, più calda e umana, il prodotto o il servizio smette di essere il fine ultimo dell’esperienza d’acquisto. Diventa invece un mezzo per intraprendere un viaggio emozionale di scoperta e condivisione di valori.
Il patto di credibilità
Le storie, per loro natura, hanno un forte impatto emotivo. Scegliere come raccontare un brand significa fare un patto con il pubblico: la narrazione deve essere “credibile”, anche quando sembra “incredibile”. Questo patto implica che l’azienda mantenga nel tempo la promessa fatta. Tradire questa fiducia può comportare una perdita di credibilità, spesso irreparabile o estremamente difficile da recuperare.
Proprio per questo motivo, lo storytelling rappresenta una delle fasi più delicate di un piano di comunicazione.


Scrivere non significa saper scrivere
Ciò che fa davvero la differenza tra un’agenzia di comunicazione e un’altra non sono le abilità tecniche, l’indirizzo sul biglietto da visita o il numero di persone che ci lavorano; sono le capacità creative. La creatività ispira storie uniche, raccontabili e ricordabili; se ideate, scritte e raccontate con passione possono diventare memorabili, lasciando un segno duraturo nella mente e nel cuore delle persone.

Dal vero al verosimile
Lo storytelling si basa sulla creazione di storie verosimili, capaci di raccontare in modo nuovo e coinvolgente un brand. Le storie “verosimili” non sono necessariamente vere: una narrazione autentica non deve per forza riflettere eventi reali, poiché questi possono risultare poco interessanti o distintivi. Il mio ruolo di storyteller consiste nel raccogliere informazioni, interpretare i racconti e selezionare i valori che rendono unico il brand.
Questo processo richiede tempo e una profonda conoscenza dell’azienda, ottenuta attraverso un ascolto attento delle persone che ne fanno parte. È fondamentale comprendere emozioni e aspirazioni per identificare i valori aziendali più significativi da condividere.
Si tratta di un lavoro di ricerca e scoperta, un percorso che svela i suoi segreti a chi possiede la capacità, la sensibilità e l’esperienza necessarie per porre le domande giuste, nel modo giusto, alle persone giuste.
Differenziarsi per emergere
In un mercato sempre più saturo, differenziarsi è fondamentale. Ma come farlo? Raccontando la propria storia, che è sempre unica, anche quando affronta gli stessi temi della concorrenza; non esistono due storie identiche. Anche le aziende più giovani possono individuare elementi distintivi su cui costruire la propria narrazione: il vissuto dei fondatori, l’ambiente sociale o il territorio in cui operano.
La capacità di analizzare, identificare e selezionare i pilastri dello storytelling aziendale è uno dei principali punti di forza di SEDPLUS, che ha contribuito alla creazione delle narrazioni di molte aziende di successo.
Per essere efficace, una narrazione deve essere percepita come autentica: non necessariamente reale, ma realistica, persino quando fantastica. Uno storytelling di qualità, per diventare un potente strumento di differenziazione, deve essere comunicato in modo coerente, costante e coinvolgente su tutti i media aziendali: dal marchio all’immagine coordinata, dall’advertising ai social media, ecc.

PORTFOLIO
Nel portfolio puoi trovare numerosi esempi di storytelling realizzati nel corso degli anni. Uno storytelling efficace, insieme a un posizionamento di successo, è il risultato di un lavoro di squadra. Ogni membro del team contribuisce in modo determinante a raggiungere questo obiettivo.
Ci racconti la tua storia?
Incontrarsi è sempre un buon modo per conoscersi e condividere idee e progetti.Dove? Non abbiamo limiti:• Nel nostro bellissimo quartier generale nel cuore medioevale di Oristano.• Online grazie a piattaforme come Skype, Meet o Zoom.• Prenotando una visita presso la tua azienda.